Campania Longobarda
Mostre
Campania Longobarda
L’Europa: un patrimonio comune.
La mostra corona gli sforzi tendenti alla valorizzazione e alla promozione dei Beni Culturali della nostra Regione e viene presentata, identica nei modi e nei contenuti, nelle sedi e nei territori dei Comuni di Avella - Cales - Maddaloni - Palma Campania - Prata Sannita - Salerno - Sant’Angelo d’Alife.
La mostra è stata realizzata grazie anche ai contributi di:
Ciò dichiara la finalità principale degli ideatori dell’iniziativa Europea che consiste nel rendere percepibile ai cittadini dell’Europa tutta, le radici comuni della loro cultura pur nella valorizzazione del proprio patrimonio.
Durante i più recenti incontri dei coordinatori delle Giornate Europee del Patrimonio sono stati ribaditi gli ulteriori intenti della manifestazione che sono quelli di creare un rapporto più confidenziale tra i cittadini e i propri Beni Culturali e di coinvolgere soprattutto i giovani in tale rapporto; giovani ai quali spesso sfugge il nesso che lega luoghi, cose e memorie, mancando di indispensabili elementi di riconoscimento di quei beni che pure fanno parte del loro consueto paesaggio culturale e quindi della loro identità e senso di appartenenza.
Benevento Capitale Longobardia Minor
Nell'Historia Langobardorum (III, 33) Paolo Diacono indica come primo duca di Benevento Zottone: forse un condottiero dei Longobardi assoldati da Narsete contro gli Ostrogoti (PAOLO DIACONO, II,1; PROCOPIO, IV, 33) e rimasti probabilmente, almeno in parte, nella Campania.
Dopo la sua morte, il re di Pavia Agilulfo prese formale possesso del ducato designando nel 1591 alla successione un suo uomo: Arechi I (PAOLO DIACONO, IV, 18).
Il nuovo duca conquistò Capua e Salerno, ricostruì le chiese, i monasteri, i pubblici edifici; ristr utturò l'impianto urbano sul modello antico; riorganizzò l'economia e la società; seguono nel potere i duchi Romualdo I (671-686), Gisulfo I (686-706) e Romualdo II (706-732), che continuano le mire espansioniste dei predecessori.
Ma nel 758 è la volta di Arechi II, autore della vera rinascita civile e sociale della città: vi incoraggia la ricostruzione di chiese, monasteri, edifici pubblici, mura urbiche, fa ristrutturare l'impianto urbano sul modello antico, restituendo così a Benevento l'antica magnificenza di capitale del Sannio. Nel novembre 774 Arechi II assume per sé le insegne sovrane ed eleva il ducato a principato autonomo: nello stesso tempo apre la “patria beneventana” ai longobardi profughi dal nord, iniziando una nuova politica aggressiva e di rivincita verso i Franchi.
Chesa di Santa Sofia
Cava dei Tirreni, Salerno. Biblioteca della Badia. Esempio di scrittura beneventana dal manoscritto 4 (inizi XI secolo) contenente il Codex Legum
Particolare della base che testimonia il reimpiego di materiali provenienti dalla spolazione di strutture d'epoca romana
Porta Arsa
Alla sua morte, avvenuta nell'agosto del 787, prende il potere il figlio Grimoaldo, seguito da Sicone e Sicardo (839), a cui succede Radelchi, costretto poi a dividere con un trattato il ducato con Siconolfo.
La città si costituì capitale di una regione di oltre 30 gastaldati confinanti a Nord con i ducati di Spoleto e di Roma, a Sud con le provincie bizantine, sulle coste le città marinare più o meno legate a Costantinopoli, le stazioni e teste di ponte delle varie stirpi mussulmane, i ducati autonomi di Napoli, Amalfi; Salerno.
Ultimo dinasta longobardo di Benevento è Landolfo VI che muore senza lasciare eredi diretti nel 1077. La città cade sotto il dominio diretto della Chiesa ed da allora è governata da un rettorato elettivo, espressione insieme della libertas civium e della summa potestas pontificale.
Porta Catena
Ricostruzione dello scudo e punte di lancia in ferro provenienti dalla necropoli di Benevento
Soldo d'oro di Romualdo II, duca di Benevento (703-729) e soldo d'oro di Grimoaldo III, principe di Benevento (738-806). Recto e verso.
Storia di S. Zaccaria
Torre cilindrica della cinta longobarda
Salerno Capitale Principato
Nel periodo longobardo, tra i secoli VIII e XI, Salerno conobbe fama e splendore mai più ripetuti in seguito. Fu allora che assunse la funzione di capitale e la posizione di cerniera tra il mondo longobardo ed il mondo mediterraneo.
Si deve al duca di Benevento, Arechi II, se nella seconda metà dell'VIII secolo la città fu restaurata. Dopo essersi proclamato princeps gentis Langobardorum ( anno 7 7 4 ) , all'indomani della sconfitta dei Longobardi del nord a Pavia per mano di Carlo Magno, re dei Franchi, risollevò la città dal misero stato in cui era caduta dopo il periodo romano; creando così le basi per accogliere nel ducato gli sconfitti, quando fu infranta la loro sovranità e negata la capacità di gestirla in autonomia.
Arechi intese fare di Salerno una delle sue residenze costruendo un palazzo di grande prestigio con annessa Cappella. Alla sua morte, avvenuta il 26 agosto 787, successe il figlio Grimoaldo, che potenziò ulteriormente le difese della città; venne quindi nominato Sicone, che associò a sé il primogenito Sicardo; ma venne ucciso nell'839.
In seguito, il trono fu affidato dall'aristocrazia beneventana a Radelchi. Ma intanto Siconolfo, fratello di Sicardo e legittimo successore, fu proclamato principe al posto di Radelchi dall'aristocrazia salernitana, che lo sostenne poi contro la sdegnata reazione dei Beneventani che ritenevano riservato a loro il diritto dell'elezione principesca e Salerno una città di rango subordinato.
Tra le due città il conflitto fu lungo, e si concluse con un accordo tra i due principi, i quali stabilirono i patti alla presenza dell’imperatore Ludovico, re dei Franchi (Radelgisi et Sicinulfi Divisio Ducatus Beneventani, gennaio 847).
Esterni chiesa San Pietro a Corte
Interni chiesa San Pietro a Corte
Lacerto di affresco VIII sec.
Opus Sectile
Morto Siconolfo, gli successe il figlio Sicone che, essendo bambino, ebbe come reggente un certo Pietro, il quale, tradendo il giuramento fatto a Siconolfo, assegnò a suo figlio Ademario una parte del potere. Sicone morì avvelenato; qualche anno dopo, nell’856, moriva Pietro e il popolo elesse principe Dauferio, cugino di Guaiferio; ma quest’ultimo, uomo accorto, saggio e temerario, esautorò sia Dauferio che Ademario e si proclamò principe della città.
Ebbe così inizio una dinastia che durerà centodieci anni. Intanto, un nuovo popolo proveniente dal nord faceva il suo ingresso nella storia della città. Era l'anno 1009, quando comparirono per la prima volta nell'Italia meridionale i Normanni. Un gruppo di essi fu assunto al servizio del principe Guaimario; vigorosi ed audaci, ambiziosi e animati da spirito di avventura, prima mercenari e poi ribelli, riuscirono a conquistare una buona fetta l'Italia meridionale.
L'ultimo principe dei Longobardi, Gisulfo II (la cui sorella, la bella e saggia Sichelgaita, aveva sposato Roberto il Guiscardo), oppose una forte resistenza al cognato, facendo edificare numerose fortezze nei dintorni della città. Nel maggio del 1076 la flotta normanna, dopo aver bloccato il porto di Salerno, favorì l'avanzata dell'esercito fin sotto le mura.
Roberto il Guiscardo iniziò l'assedio della città, che capitolò anche grazie alla collaborazione di alcuni salernitani. Nel maggio del 1077 Gisulfo II si arrese al cognato Roberto e con lui ha termine il Principato longobardo di Salerno. (da I Longobardi di A. Carucci in Salerno Profilo storico-cronologico a cura di Italo Gallo e Luigi Troisi, Palladio Editrice, 1998 ; Paolo Delogu, Mito di una città meridionale, Liguori Editore S.r.l., 1997)
Chiesa di San Massimo, architrave con iscrizione (trafugata)
Chiesa di Santa Maria de Lama, abside nord
OPULENTA SALERNU, prospetto della città con le fortificazioni, vista dal mare. Bordo perlinato (da P. Grierson)
Anfora decorata con spennellature a festoni in rosso
